sabato 15 settembre 2012

Ammissione all'Università...

L'ammissione alle università ai giorni nostri è ormai molto difficile,ma è inaccettabile che devono esistere dei favoritismi.Non esiste più la meritocrazia,è scomparsa.Soprattutto negli atenei del sud si verificano degli illeciti,particolarmente nell'ateneo di Messina cosa ne pensate?Esprimete i vostri pareri a tal riguardo...

sabato 30 giugno 2012

Oscar Wilde


La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé. 
Oscar Wilde, L'importanza di chiamarsi Ernesto, 1895 

giovedì 28 giugno 2012

La memoria e l'età

La memoria cambia,ma in modo assai meno grave di ciò che la maggior parte della gente crede.
I bambini hanno ben poche responsabilità e non ci si aspetta da loro che si ricordino molte cose.A quell'età,ricordiamo bene il passato,ma non siamo molto in grado di distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è.Impariamo in fretta,ma altrettanto in fretta dimentichiamo.La memoria prospettica,soprattutto se aspettiamo di fare qualche cosa di eccitante,probabilmente è quella più forte.
Da adulti dobbiamo acquisire e ricordare molte più cose.Dobbiamo anche fare i conti con le conseguenze delle nostre dimenticanze.Più diventiamo vecchi e più tempo impieghiamo ad imparare,ma ci è molto meno facile dimenticare ciò che abbiamo imparato.Possiamo distinguere tra ciò che è importante e ciò che non lo è,anche se la memoria prospettica è quella che sembra indebolirsi di più con l'età.
Nel corso della vita numerosi fattori fisici influenzano la memoria.Per le donne il cambiamento del livello ormonale,può provocare gravi effetti sulla capacità di ricordare.Le aree del cervello coinvolte nella memoria richiedono un costante alimento dell'ormone femminile estrogeno e molte donne lamentano problemi di memoria prima del ciclo mestruale,quando il livello di estrogeno diminuisce così come in menopausa.
Sebbene vi siano patologie che compaiono con l'età,come il morbo di Alzheimer e che hanno profondi effetti sulla memoria,una riduzione delle capacità mentali e di memoria non fà parte del normale processo di invecchiamento.I cinquantenni,i sessantenni e in genere la maggior pare degli individui notano cambiamenti notevoli in certe aree di memoria,in particolare per ciò che riguarda la capacità di apprendere e di ricordare ciò che si deve fare,mentre rimane forte la memoria del passato.Tuttavia mantenendo il cervello in esercizio,le persone anziane possono conservare una totale fiducia nelle loro capacità mnemoniche.

mercoledì 27 giugno 2012

Pensiero laterale


Con il termine pensiero laterale, coniato dallo psicologo maltese Edward De Bono, si intende una modalità di risoluzione di problemi logici che prevede un approccio indiretto ovvero l'osservazione del problema da diverse angolazioni, contrapposta alla tradizionale modalità che prevede concentrazione su una soluzione diretta al problema.Mentre una soluzione diretta prevede il ricorso alla logica sequenziale, risolvendo il problema partendo dalle considerazioni che sembrano più ovvie, il pensiero laterale se ne discosta (da cui il termine laterale) e cerca punti di vista alternativi prima                              di cercare la soluzione.

lunedì 25 giugno 2012

Pensare per immagini


Quando aprite la vostra mente alle immagini,alle storielle e ai percorsi delle tecniche di memorizzazione,aumenta la forza del vostro pensiero.Qualunque sia la prova da affrontare,potete esplorarne tutti i dettagli con la creatività della fantasia.,esaminarla da tutti i punti di vista e immaginare le soluzioni vincenti grazie all'aumentata fiducia in voi stessi.Provate con un problema di pensiero laterale:

"Un uomo lavoro all'ultimo piano di un palazzo di 20 piani.Alle sera prende l'ascensore per scendere al piano  terra e poi torna a casa.Alla mattina torna al palazzo,entra in ascensore,ma di solito sale al 19° piano e poi fà l'ultima rampa di scale a piedi per arrivare al piano dove si trova il suo ufficio.Perchè?"


Mettete all'opera la vostra fantasia.Il segreto è di evitare di dare qualche cosa per scontato.La tecnica di creare immagini mentali è eccellente in quanto potete cominciare a visualizzare solo i dettagli che avete la certezza che siano veri,in modo da essere sicuri di non saltare più o meno consapevolmente a soluzioni sbagliate.Poi aggiungete via via altri particolari,in modo da costruire uno scenario possibile,fino ad arrivare alla soluzione migliore.

Vincere a carte con la memoria

La capacità di ricordare la sequenza delle giocate quando si gioca a carte è una delle più rimarchevoli caratteristiche di una memoria forte.Se siete in grado di ricordare un mazzo intero di carte,sarete probabilmente in grado di ricordare praticamente tutto.La memoria vi può consentire di vincere a carte e talvolta basta ricordare solo poche carte alla volta.Oltre a ciò esercitando la memoria nel gioco delle carte,svilupperete il senso di osservazione,aumenterete la velocità di pensiero e ne trarrete un enorme senso di fiducia in voi stessi.Per ricordare le carte nei vari giochi,dovete spendere un pò di tempo per imparare una tecnica specifica.Così come per i numeri,scegliete un'immagine che funga da chiave mnemonica per ciascuna delle 52 carte di un mazzo.Poi con queste immagini,costruite delle scenette o storielle da depositare in una struttura mnemonica.Imparare 52 immagini può sembrare un compito scoraggiante,ma imparate le immagini associate e dopo un pò d'esercizio,non passerà molto tempo prima che possiate richiamare all'istante in mente l'immagine associata a ciascuna carta e vice versa.In questo modo,una mano di carte potrà darvi le linee guida per costruire un'immagine atta ad essere memorizzata.L'immagine specifica è governata dal significato dal numero che rappresenta il valore della carta.
 *Tutte le carte di cuori devono essere collegate con immagini d'amore,di affetto e del corpo umano.
 *I quadri saranno collegati con ricchezze,gioielli e abilità di esecuzione.
 *I fiori vanno collegati con delitti,armamenti e violenze.
 *Le immagini scelte per le carte di picche saranno collegate ad attività e lavoro
1)L'asso dev'essere considerato come uno:la sua immagine dev'essere collegata con penne,pennelli e il disegnare e dipingere.
2)Il due và collegato con il volo.
3)Il tre và collegato con la polizia.
4)Il quattro và collegato con la vela.
5)Il cinque và collegato con ganci e il sollevamento.
6)Il sei và collegato con gli armamenti.
7)Il sette và collegato con la luce.
8)L'otto và collegato con il ghiaccio e la neve.
9)Il nove và collegato con il cibo e i dolci.
10)Il dieci và collegato con le porte ed i palazzi.
11)Il fante vale undici e quindi và collegato con i treni.
12)La regina vale dodici e quindi và collegata agli orologi e all'orario.
13)Il re è rappresentato dall'immagine del seme stesso:cuori,quadri,fiori e picche.

domenica 24 giugno 2012

L'arte oratoria e la memoria

L'abilità di un bravo oratore è il prodotto di alcuni fattori chiave:
1)Contatto con gli occhi:guardando in basso l'oratore non guadagna mai l'attenzione di coloro che l'ascoltano.
2)Comprensione:quando leggete le note,è facile che la mente divaghi.Parlando a memoria,al contrario,dovete  usare sempre la vostra mente per ricordare i punti principali del discorso, e quindi siete sempre concentrati sul significato e sulla significatività di ciascuna parte del vostro discorso.
3)Modifiche:Durante la vostra presentazione ciò che vi accingete a dire non dev'essere fissato rigidamente.dovete sapere l'ordine esatto dei punti chiave ma dovete essere perfettamente in grado di cambiare.
4)Gestione del tempo:in ogni istante dovete sapere a che punto siete della vostra presentazione.Potrete tagliare il discorso o allungarlo un pò per sfruttare tutto il tempo a disposizione senza eccedere,avendo sempre la certezza di terminare al momento giusto e dire tutto ciò che vi eravate proposto.
5)Fiducia:potendo contare su una forte memoria sarete certi di avere sempre a portata di mano l'informazione che in quel momento vi serve.Potrete parlare in  modo sciolto,con competenza,impressionare chi vi ascolta per l'interesse che sapete suscitare,per l'intelligenza che saprete dimostrare rispondendo a qualsiasi domanda,commento o sfida.
Oltre a memorizzare tutte le informazioni,dovete impiegare l'immaginazione per accedere alla giusta area della struttura mnemonica ed essere quindi in grado di rispondere ad ogni domanda durante la presentazione.Potete visualizzare un'immagine che vi mantenga rilassati concentrati e che vi consenta di richiamare prima le immagini chiave e poi convertirle in concetti

Memoria e quotidianità

Ogni informazione può essere rielaborata e resa compatibile con il modo proprio di operare della mente.

*Memorizzate il nome della persona suscitando nella mente un'immagine che vi suggerisce il nome stesso,esagerando l'immagine o creando qualche altro collegamento associando le immagini alla persona stessa.
*Create uno schedario mentale delle immagini collegate con il nome grazie alle quali,possiate ricordare date importanti come compleanni e anniversari.Ogni informazione può essere convertita in una semplice lista e mandata a memoria impiegando,dall'inizio alla fine,solo immagini.
*Sfruttare la fantasia per imparare lingue nuove,cercando di mettere in evidenza somiglianza tra le parole e il loro significato.Se non vi sembra che vi siano già collegamenti tra le parole,createli:prendete a spunto il suono della parola e collegatelo al significato reale della stessa.

venerdì 22 giugno 2012

La memoria e i numeri

I numeri sono difficili da ricordare solo se pretendete di ricordarli nella loro forma astratta.Visualizzati semplicemente come cifre scritte saranno immateriali e possono essere confusi.Se invece ne cambiate natura e li rendete compatibili con il modo di operare della mente,ne potete mantenere il controllo mentale.Non appena un numero si arricchisce di altre caratteristiche significative o di altra identità,cioè è capace di suscitare altre immagini o emozioni,diventa considerevolmente più ricordabile.Nel corso di un famoso esperimento condotto nel 1980,ad uno studente universitario venne insegnato come ricordare una lunga serie di numeri.Prima dell'esperimento la sua capacità di ricordare lunghe serie di numeri era assolutamente nella media,ma dopo che gli fu insegnata una tecnica mnemonica specifica,divenne in grado di ricordare numeri di otto cifre e più.Il suo sistema prevedeva di attribuire ai numeri opportuni significati.Lo studente,atleta praticante ed appassionato conosceva molte delle statistiche di vari sport.Guardando la serie delle cifre da ricordare,fissava la propria attenzione su gruppi di cifre significativi e li associava con numeri che già conosceva.Di colpo i numeri divenivano interessanti per lui,richiamando immagini ed emozioni.Egli si accorse che in questo modo ricordare serie di numeri diventava molto più facile.
I NUMERI COME FIGURE:
Usando una tecnica associativa assai semplice potete trasformare ogni numero in una figura.Si comincia  assegnando ad ogni numero una figura.Si comincia assegnando un'immagine ad ogni cifra da 0 a 9,partendo dalla forma della cifra(es:0 è un pallone,1 una penna,2 un cigno...)In seguito,potrete trovare un'immagine per i numeri con diversi criteri,ma saranno basati sempre su questa idea.Per impiegare questa tecnica,dovete tenere semplicemente a mente le immagini associate a ciascuna cifra e poi collegarle assieme.E' come scrivere una storiella:dovete collegare una catena di eventi che non si posso dimenticare.Si può fare che la prima figura agisca sulla seconda.Poi si può mettere la seconda figura dentro la terza;la terza può trasformarsi nella quarta...Cercate di  costruire la storia più vivace che riuscite e non trascurate di inserire aspetti sensoriali

La costruzione della memoria

La mente,in modo del tutto naturale,schematizza il mondo che ci circonda per mettere in ordine le informazioni e dare loro forma.Voi potete fare percorsi immaginari creandovi strutture di supporto mnemonico.La tecnica presuppone che scegliate un ambiente che conoscete molto bene(come casa vostra ad esempio),lo dividiate in zone specifiche,immaginiate di muovervi da un'area all'altra e vi concentriate su dettagli che diventeranno i ganci cui appenderete le informazioni che volete ricordare.Poi dovete immaginare di usare la struttura che vi siete figurata in mente,depositando immagini specifiche in ogni area e creando una forte connessione tra la specifica immagine suddetta e il luogo in cui l'avete depositata.Il segreto per riuscire è arricchire le informazioni con i maggiori dettagli emotivi e sensoriali possibili,creando una scenografia talmente ricca da non potersi dimenticare.Infine ritornate sui vostri passi per richiamare le immagini,recuperando la memoria di ciò che avete depositato in ogni singola area.

mercoledì 20 giugno 2012

La memoria e il rilassamento

La vostra memoria diminuisce all'aumentare del livello di ansia.Ciò si manifesta principalmente quando dovete parlare a memoria in momenti di forte emotivitàSe però riuscite a tenere sotto controllo l'emozione,siete già a metà stradaSolo quando non avete tensioni o stress,potete sbrigliare l'immaginazione.Per avere una buona memoria,l'immaginazione e la capacità di visualizzare immagini nella mente sono essenziali,perchè in questo modo si riesce a legare ogni informazione astratta ad una figura visiva e ad una sensazione.La visualizzazione in stato di completo rilassamento coinvolge tutti i sensi e sveglia le emozioni;il fine è quello di generare forti connessioni tra un'informazione sterile e il mondo immaginario e pieno di vita che vi avete creato attorno.Più siete rilassati e più efficace sarà la vostra capacità di suscitare immagini,rendendo tutto estremamente memorizzabile.

martedì 19 giugno 2012

L'immaginazione e la memoria

Il cervello umano è la macchina pensante di gran lunga più efficiente che esista al mondo.La memoria ha capacità fenomenali e lavora perfettamente per la maggior parte della nostra esistenza.Il modo per far sì che la memoria sia sempre efficace è svegliare la capacità di produrre immagini mentali:l'immaginazione.Voi avete tutte le capacità mentali necessarie a migliorarla.Non pensate che l'età sia un ostacolo insormontabile per avere una buona memoria;imparate a tenere il cervello attivo e la vostra memoria rimarrà sempre forte e sana.L'immaginazione è la chiave per organizzare le idee con successo.Per sfruttare l'immaginazione dovete imparare a pensare come i bambini:dovete essere curiosi nei confronti delle informazioni nuove e dovete esaminarle sotto punti di vista nuovi.Invece di lottare con informazioni astratte e lineari,imparate a far uso dell'immaginazione per rendere ogni nozione memorizzabile.Deve essere molto chiaro il motivo per il quale avete la necessità di una buona memoria e che cosa si può ottenere con questa;tenete sempre ben presente che il tempo speso a fare una buona preparazione è l'investimento più sicuro che esista.

Napoleone

Napoleone diceva:"L'immaginazione governa il mondo".Egli pianificava le battaglie nella sua immaginazione,rendendo vivi nella mente tutti i dettagli e i possibili esiti.

lunedì 18 giugno 2012

Narcisismo e creatività


Uno studio del 2011 della Cornell Universitiy Are Two Narcissists Better Than One? The Link between Narcissism, Perceived Creativity, and Creative Performance sembrerebbe evidenziare un legame fra narcisismo e creatività: all’interno di un gruppo la competizione fra due soggetti con caratteristiche di personalità narcisistiche potrebbe rivelarsi addirittura produttiva nella generazione di idee innovative e nellacapacità di “venderle” agli altri ottenendo il consenso del gruppo.
Narcisismo e creatività: due narcisisti sono meglio di uno?
Lo studio in questione giunge a concludere che, benché soggetti con personalità narcisistica non siano necessariamente più creativi di per sé, si rivelano tuttavia abili “trascinatori” nel convincere gli altri dell’originalità delle proprie idee. In aggiunta a ciò, la presenza di una competizione fra due soggetti narcisisti in un gruppo potrebbe incrementare l’entusiasmo e la produzione creativa a patto che le personalità narcisistiche non siano più di due.
Narcisismo e creatività secondo la psicoanalisi
Nell’ambito delle teorie psicoanalitiche fu lo stesso Heinz Kohut (1913-1981), fra gli altri, ad evidenziare il carattere potenzialmente buono e produttivo nel narcisismo inteso comeamore verso il sé che, se sviluppato in un contesto familiare sufficientemente accogliente ed empatico, può rappresentare il motore per lo sviluppo della personalità e di funzioni quali lacreatività stessa, l’empatia verso gli altri e l’accettazione dei propri limiti. Narcisismo e creatività secondo Kohut sarebbero legati in quanto, grazie alla spinta narcisistica, l’artista sarebbe guidato e sostenuto nella sua creazione da una diffusa identificazione con la propria operavissuta come proiezione ed estensione di sé stesso alimentando quella totale dedizione chegrandi artisti e scienziati nutrono per il proprio lavoro.
 Narcisismo e creatività nella terapia di gruppo
Il contesto del gruppo può rivelarsi un ambiente utile a coloro che manifestano disturbi di personalità narcisistici, ed è infatti un setting spesso indicato nel loro percorso psicoterapeutico, giacché il contesto gruppale impone alla personalità narcisistica di confrontarsi con gli altri,decentrare l’attenzione da sé al gruppo fare esperienza del senso del limite sollecitando ad utilizzare le proprie energie – anche creative – a servizio degli altri e di obiettivi comuni.
 Narcisismo e creatività nella realizzazione personale
Il narcisismo in sé, come componente della personalità umana, non è né buon né cattivo e non basta da solo ad identificare l’ingrediente ottimale per la composizione di un gruppo produttivo e creativo. Più verosimilmente un narcisismo sano ci spinge al coinvolgimento e all’entusiasmo per ciò che facciamo e che può aiutare la nostra realizzazione personale. Allo stesso modo un narcisismo disfunzionale può trovare, in un contesto competitivo e di gruppo, ambienti idonei a modificare tratti rigidi e immaturi di questa componente di personalità, sfruttandone le risorse e le energie creative e produttive

Alcol e pensiero creativo


Dai Poeti Maledetti di romantica memoria ai Charles Bukowski oModigliani dei giorni nostri per non parlare di coloro che furono famosi tanto per la loro arte quanto per la loro malattia come Vincent Van Gog o Edvard Munch… “genio e sregolatezza”? Uno studio del’Università dell’Illinois sembrerebbe confermarlo. Ma vediamo meglio che relazione c’è fra alcol e pensiero creativo.
Alcol e pensiero creativo: uno studio
Uno studio dell’Università dell’Illinois recentemente pubblicato sulla rivista Consciousness and Cognition sembrerebbe confermare l’associazione fra alcol e pensiero creativo; almeno fra coloro che sono solo in un leggero stato di ebbrezzal’allentamento dei freni inibitori e del pensiero analitico consentirebbe di risolvere ad “intuito” con minor numero di errori e minor tempo alcuni indovinelli associativi rispetto a coloro che si sottoporrebbero da sobri alle medesime prove.
Alcol e pensiero creativo: differenze individuali
Alcune precisazioni sono comunque importanti anzitutto riguardo al fatto che la stessa quantità di alcol – due pinte di birra in questo caso – non ha gli stessi effetti su chiunque, non solo per fattori relativi al peso, al sesso e all’età – fattori infatti controllati nello studio in questione, ma anche legati acomponenti individuali nella soglia di tolleranza in generale all’alcol e alle varie bevande in particolare. Oltre a ciò molto giocano anche fattori contingenti come la quantità e la qualità di cibo ingerito o meno e fin anche lo stato d’animo del momento.
Alcol e pensiero creativo: artsti e cultura
Che l’alcol allenti i freni inibitori è comunque evidente, tuttavia sarebbe fuorviante ritenere banalmente che la genialità di certi artisti sia un prodotto dall’alcol, della droga o della malattia mentale. Non certo tutti i bevitori diventano grandi artisti e spesso l’uso di alcol o droghe ha caratterizzato l’intera cultura di un’epoca e non solo i poeti o i musicisti che ne hanno fatto parte.
Alcol e pensiero creativo: l'arte come parte "sana"
Per quanto si possa essere tentati di cedere al fascino delle vite sregolate di molti “grandi”, diversi psicologi ritengono più propriamente vero il contrario, che cioè il pensiero creativo e la genialità di certi artisti non sia un prodotto dell’alcol o della “malattia mentale”, piuttosto della loro parte “sana”capace di cercare creativamente espressione al male di vivere che li tormentava… Non grandi artisti grazie all’alcol verrebbe da dire, ma forse grandi artisti nonostante l’alcol

Creativi digitali


I mutamenti crescenti in campo tecnologico si riflettono repentinamente anche nella comunicazione. Il risultato?Nuove possibilità di lavoro per professionisti altrettanto nuovi. Creativi digitali, sono già stati ribattezzati. A riprova di come gli sviluppi del settore non riducano, ma anzi aumentino la richiesta di lavoratori che abbiano però competenze superiori (o quantomeno diversificate) rispetto ai classici strumenti maneggiati da ingegneri, economisti o esperti della comunicazione in generale. Ciò che serve oggi, infatti, è una marcia in più. E non è un caso che si parli sempre più spesso di community manager o social media manager, tanto per fare un esempio. Professionalità nate proprio con la diffusione dei social network e, conseguentemente, delle comunità virtuali.
Creativi digitali: chi sono?In questo stato di cose sono forse due le cose che servono per davvero: le competenze tecniche, utili a operare materialmente sul web, e un nuovo modo di intendere e fare la comunicazione. Diciamo pure un altro stile, non più legato ai classici messaggi veicolati da tv, radio e giornali, ma oramai molto più vicini al codice “internettiano”, se così si può dire, distante anni luce da quello più familiare e rassicurante cui ci ha abituato una certa televisione e la carta stampata, per quanto anche quest'ultima si sia comunque dovuta adeguare ai tempi che cambiavano. E quale settore della comunicazione è più vicino alla creatività se non quello della pubblicità?In fondo è proprio qui che i creativi digitali hanno la possibilità di dare sfogo a tutto il loro estro, inventandosi nuove sperimentazioni ed espedienti per coinvolgere in modo originale il pubblico, e senza che quest'ultimo neanche si accorga di trovarsi davanti a un banale spot. Tuttavia gli investimenti fatti in Italia nel campo dell'advertising sul web sono ancora molto ridotti se confrontati alla Gran Bretagna. Un dato per certi aspetti negativo, ma che può capovolgersi in un senso più ottimista se si pensa alle opportunità che presto si profileranno anche per i creativi digitali italiani con una più capillare diffusione anche nel nostro Paese dell'advertising su internet

Problem solving:Esercitarsi individualmente


Una prima possibilità per allenarsi alla risoluzione delle situazioni problematiche riguarda gli esercizi individuali. Un esempio famoso è la tecnica del F.A.R.E. che individua quattro fasi la cui esecuzione dovrebbe aiutare a gestire i problemi:

- F = focalizzare: è la fase in cui si individua il disagio e si seleziona il problema specifico su cui concentrarsi eliminando tutti gli elementi che non sono direttamente pertinenti;
-  A = analizzare: il solutore decide quali siano gli elementi necessari, raccoglie i dati necessari e determina i fattori rilevanti per la soluzione;
- R = risolvere: è la fase di genesi di più soluzioni che poi verranno selezionate pensando allo sviluppo concreto di un piano di attuazione;
- E = eseguire: è la fase esecutiva, per cui ci si impegna al raggiungimento di un risultato atteso, si esegue il piano e si monitora il risultato.

venerdì 15 giugno 2012

Processo creativo e pubblicità

Giampietro Vigorelli, storico personaggio della pubblicità italiana e attualmente Presidente di Instinct, è ospite di MTLab per raccontarci i nuovi modelli di comunicazione e come nasce e si sviluppa il processo creativo.(Intervista 06/11/2009)

Brainwriting

Il Brainwriting è la versione grafica su carta del brainstorming ed è utilizzato per sviluppare nuovi prodotti o per generare idee e progetti in settori dove la creatività è molto importante come nella pubblicità. E’ una tecnica elaborata da Horst Geschka e dai suoi colleghi del Battelle Institute di Frankfurt, portando avanti gli studi sui metodi di gestione delle innovazioni all’interno dei gruppi; questa tecnica è stata pubblicata anche da VanGundy nel 1988 sul libro Techniques of Structured Problem Solving.
La tecnica è utilizzata soprattutto per i gruppi che non sono abituati a realizzare un brainstorming e, in generale, sessioni creative, oppure per gruppi di grandi dimensioni, per i quali il brainstorming potrebbe risultare troppo confusionario o limitante per qualcuno dei partecipanti. Il numero ideale di partecipanti, comunque, varia da 4 a 8.
Esistono molte varianti di questa tecnica e dopo aver descritto il funzionamento generale del Brainwriting, passeremo ad esporre i diversi modi di realizzarlo: BrainWriting Pool, BrainWriting 6-3-5, Idea Card Method, BrainWriting Game, Constrained BrainWriting, BrainSketching, Force- Fit Game, Pin Cards, Crawford Slip Writing.
Per realizzare una sessione di Brainwriting, basta fornire ogni partecipante di un foglio di carta e di una penna e disporre di un moderatore che diriga le operazioni ed enunci una frase di partenza capace di stimolare il processo creativo verso la soluzione di un problema o il raggiungimento di un obiettivo.
Descrizione
Il Brainwrtiting inizia quando il moderatore ha scritto sui fogli di tutti i partecipanti la frase ideata per stimolare le risposte dei partecipanti e le soluzioni creative.
Ognuno si trova con un foglietto di carta ed una frase su cui riflettere; a questo punto i partecipanti scrivono o rappresentano in modo grafico la prima idea che gli passa per la mente, ovviamente tenendo come costante punto di riferimento l’obiettivo della sessione.
L’idea può essere comunicata con una frase, ma anche con un disegno o dei simboli o addirittura, se si hanno a disposizione delle riviste, è possibile realizzare una sorta di collage con le immagini, ma in questo caso la sessione è più lunga e la semplicità che contraddistingue questa tecnica verrebbe a diminuire.
Dopo aver rappresentato sul foglietto di carta la propria idea, ogni partecipante passa il foglietto al compagno di destra, che leggerà l’idea e trarrà da questa, e della frase iniziale, lo spunto per una nuova soluzione. La sessione continua come minimo fino al momento in cui i foglietti hanno percorso un giro completo tra i partecipanti, anche se è possibile realizzare più di un giro, ma la versione classica del Brainwriting punta molto sulla rapidità e la semplicità della tecnica.
Al termine del primo giro, il gruppo ha a disposizione una serie di foglietti con frasi, disegni e simboli tra i quali scegliere per individuare le idee e le soluzioni adeguate alla risoluzione del problema.
Le idee di ognuno rimangono “anonime” e la competizione all’interno del gruppo è molto ridotta, in quanto c’è uguale spazio per tutti nell’esposizione delle idee e i fattori caratteriali, che possono incidere notevolmente in una sessione di brainstorming, limitano molto poco i partecipanti.
Obiettivi
Ideare nuovi prodotti;
trovare idee per pubblicità e campagne di comunicazione;
Sviluppare in modo semplice progetti creativi in gruppo;
Generare un ampio numero di alternative e soluzioni
I passi da seguire
Fornire ogni partecipante di un foglio di carta ed una penna, e farli sedere, comodamente e con una certa distanza tra loro, intorno ad un tavolo preferibilmente circolare, più adatto a predisporre un clima favorevole alla collaborazione e al lavoro di gruppo.
Il foglio può essere fornito completamente bianco, con la sola frase iniziale scritta, lasciando il massimo spazio creativo ai partecipanti, oppure diviso in zone, per lasciare lo stesso spazio ad ognuno.
Identificare il problema o l’obiettivo che si vuole raggiungere; questo passaggio può essere organizzato preventivamente dal moderatore, oppure realizzato direttamente dal gruppo e quindi in modo condiviso. La scelta, in questo caso, dipende dall’esperienza del gruppo verso questo tipo di sessioni e dalla capacità dei partecipanti di contrattare e definire dei punto in comune.
Ogni partecipante scrive sul foglio che ha davanti la prima idea che gli viene in mente, rispetto al problema da risolvere; la discussione realizzata precedentemente per identificare l’obiettivo e la frase iniziale scritta sul foglio fungono da stimoli per la riflessione e la ricerca creativa di nuove soluzioni.
L’idea può essere espressa in modi differenti: scritta, disegnata, rappresentata con un simbolo o nel modo che il partecipante preferisce.
I partecipanti possono anche riportare sul foglio più di un’idea, ma in questo caso è meglio deciderlo preventivamente e dare delle regole comuni da seguire durante la sessione.
Il foglio viene passato al compagno di destra e si procede come sopra, con la rappresentazione di una nuova idea, prendendo spunto da ciò che si trova sul foglio che si ha di fronte.
Dopo un certo numero di passaggi, che può corrispondere ad un giro completo tra i partecipanti o a un certo periodo di tempo deciso all’inizio, il moderatore raccoglie tutti i fogli e li mette al centro del tavolo per dare inizio alla valutazione di gruppo.
Tutte le idee vengono analizzate e messe in relazione tra loro anche in modalità diverse rispetto a quanto fatto dai partecipanti sui fogli.
Una serie di idee possono essere prese da un foglio e unite con quelle di altri per trovare una soluzione originale ed efficace.
Il criterio di valutazione delle idee è molto importante e il modo di procedere varia molto, a partire dalla modalità classica che prevede una discussione e una valutazione in gruppo delle idee, coordinata dal moderatore, che inevitabilmente indirizza la discussione. È possibile, inoltre, che le idee vengano analizzate da un gruppo diverso rispetto a quello che ha condotto la sessione di Brainwriting, magari più competente tecnicamente e quindi capace di vagliare in modo più preciso le proposte, oppure può essere visionato dalla dirigenza o, in generale, da qualcuno che ha maggiore autorità sul progetto, come supporto alla sua decisione.
A questa modalità di Brainwriting, per la quale tutti i partecipanti si uniscono per risolvere uno stesso problema, può essere affiancata una seconda che prevede che ogni partecipante scriva un diverso problema, il proprio e gli altri, a turno, scrivano le proprie idee al riguardo. In questo modo, scambiando il foglio con gli altri, tutti i partecipanti si ritroveranno un’ampia gamma di soluzioni tra cui scegliere o da cui trarre ispirazione.

Trigger Method

Trigger vuol dire grilletto o innesco e descrive in modo efficace il principio del brainstorming in generale e di questa variante in particolare. Si basa sul principio che un’idea costituisce l’innesco per le altre, quasi automaticamente e a prescindere da ogni possibile ordine gerarchico tra le soluzioni individuate. Con il Trigger Method, infatti, si scelgono casualmente alcune idee dopo un rapido brainstorming classico e queste daranno automaticamente il via a tante altre possibilità. 
Questa tecnica mira a lasciare molto libera la riflessione, senza valutare o misurare l’efficacia di un’idea o la sua rilevanza rispetto al problema. Una volta definita la questione, infatti, e mantenendo questa come centro della discussione, ogni idea può apportare dei miglioramenti anche se inizialmente può sembrare scollegata dal problema: l’importante è la prospettiva con cui si vede la questione da affrontare e mantenerla sempre orientata al problema.
Obiettivi
-Lasciare libera l’immaginazione, pur mantenendo la concentrazione sul problema;
- Sospendere il giudizio sulle idee e lasciare al caso la scelta di ogni “trigger”;
I passi da seguire
Definire accuratamente il problema ed elencare gli elementi di cui si compone;
realizzare una sessione di brainstoming classico per individuare una serie di idee attorno al problema, nel maggior numero possibile;
scegliere casualmente alcune idee, 5-10, scriverle su un foglio e metterlo di fronte ai partecipanti;
lasciare che queste idee ispirino nuove soluzioni, senza preoccuparsi del loro grado di attinenza al problema.

Imaginary brainstorming

L’” Imaginary Brainstorming” è una variante molto prossima al Brainstorming classico.
Il principio e le regole sono pressoché le stesse per entrambe le tecniche. 
La differenza consiste nel fatto che nell’Imaginery Brainstorming, per trovare delle soluzioni ad un problema, i partecipanti creano un contesto e dei protagonisti di fantasia sostituendo, per analogia, quelli reali.  Imaginary Brainstorming” consiste nel riformulare il problema che si sta tentando di risolvere utilizzando l’immaginazione e la fantasia per creare un contesto diverso, sostituendo, i protagonisti del problema, l’azione o l’oggetto con personaggi o attività alternative (possono essere più o meno fantasiosi o legati più direttamente al contesto che si sta affrontando). Soltanto una parte del problema, quella più rilevante e critica, rimane la stessa per mantenere concretezza ed aderenza alla realtà.Questo tipo di trasformazione del problema aiuta i partecipanti al brainstorming, che si immedesimano in un nuovo ambiente e con personaggi scelti a piacere tra fantasia e realtà, a trarre nuove ispirazioni e magari riflettere su cosa farebbero i protagonisti della vicenda immaginata. In questo modo, inoltre,  è possibile ridurre il carico emotivo ed i condizionamenti limitanti che i protagonisti del brainstorming potrebbero avere rispetto al problema affrontato, influendo negativamente sul processo creativo.
Lasciare una pare del problema immutata rispetto alla realtà da al gruppo una direzione chiara da seguire, per questo la fase iniziale, nella quale si decide proprio quali elementi del problema modificare, è molto importante e richiede grande attenzione.
Obiettivi
- Liberare il processo creativo da limiti emotivi e da convinzioni limitanti;
- Allargare la visione del problema guardandolo con “gli occhi” di un’altra persona;
- Ottenere ispirazione e nuove risorse dalla trasformazione del contesto;
- Mantenere concretezza all’interno di un processo creativo
- orientare la discussione su una parte precisa e ritenuta più importante del problema discusso.
I passi da seguire
Definire gli elementi essenziali del problema e identificare quale elemento tra il soggetto, l’azione e l’oggetto del problema siano più legati alla soluzione e vincolanti per la soluzione del problema.
Per gli altri elementi si provvede a sostituirli con alternative di fantasia;
Successivamente, ridefinire il problema sulla base delle modifiche realizzate e alle alternative di fantasia che sono state inserite.
Realizzare un brainstorming classico per risolvere il “nuovo” problema.
Applicare le idee individuate per il “nuovo” problema a quello “reale” e quindi analizzare tutte le idee nate in questo processo, sia in riferimento agli elementi di fantasia, sia a quelli reali

Negative brainstorming

Il Negative Brainstorming è una versione particolare del brainstorming che prende in considerazione i possibili effetti ed implicazioni negative di un’idea, un progetto ed è stata sviluppata nel 1985 da Isaksen and Treffinger.
Si svolge come un brainstorming classico con la differenza che il processo di produzione delle idee ruota attorno alle domande: “cosa potrebbe andare storto?”, “quali problemi potrebbero sorgere?”, oppure “come faremmo per non risolvere il problema?”.
È molto utile quando si analizza un problema molto complesso, si applica una nuova idea, senza sufficiente tempo per sperimentarla, quando si hanno pochi margini di errore e si vuole essere pronti ad affrontare possibili complicazioni.
Mettere in luce gli aspetti negativi prima di adottare un’idea, aiuta ad evitare brutte sorprese, o almeno ad essere pronti ad affrontarle non solo materialmente,  ma anche emotivamente. Questa tecnica aiuta chi è coinvolto nel progetto ad essere preparato ai possibili insuccessi e a sapere cosa fare per rimediare. 
Questo tipo di riflessione è importante, soprattutto quando non si ha la possibilità di provare la soluzione prima di adottarla definitivamente e riduce le possibilità di essere presi alla sprovvista.
Al termine della sessione, può essere utile prevedere un momento in cui ridare al gruppo sicurezza e motivazione, in quanto i singoli partecipanti, esplorando principalmente le implicazioni negative del problema, potrebbero aver acquisito un senso di insicurezza e quindi diminuire istintivamente il proprio impegno e la fiducia nel gruppo. 
Obiettivi
- Predisporre mentalmente il gruppo alle difficoltà che potrebbe trovarsi ad affrontare;
- individuare preventivamente le risorse necessarie per risolvere i possibili problemi futuri;
- conoscere in anticipo una parte dei problemi che si dovranno affrontare, nei casi in cui non si disponga di tempo sufficiente per introdurre gradualmente un’innovazione;
- ridurre i margini di errore e di indeterminatezza attorno ad una questione particolarmente importante;
- rompere i normali schemi di riflessione con una domanda inconsueta.
I passi da seguire
- Realizzare una sessione di brainstorming classico, capovolgendo però la normale riflessione per concentrarsi sulle implicazioni negative o sulla domanda “cosa potremmo fare per evitare di risolvere il problema?”;
- raccogliere le idee in categorie collegate tra loro, perché esprimono soluzioni simili o si basano su medesimi principi ecc, in modo da creare gruppi di idee omogenee tra loro e dare un titolo che le esemplifichi e le sintetizzi
- utilizzare tutte le idee e le informazioni raccolte in categorie per predisporre eventuali misure alternative e le risorse necessarie per ovviare ai problemi che potrebbero sorgere.

giovedì 14 giugno 2012

Il mistero delle idee


Le massime scoperte intellettuali dell’umanità hanno avuto un’origine misteriosa. Helmholtz disse che le sue idee più felici «si insinuarono spesso nel mio pensiero senza che io ne sospettassi l’importanza... In altri casi arrivarono improvvisamente, senza alcuno sforzo da parte mia ... Amavano presentarsi alla mia mente specialmente mentre camminavo senza fretta».
Un altro scienziato ha confermato che molte delle sue idee più grandi gli venivano in modo così improvviso mentre stava radendosi, che ogni mattina doveva fare molta attenzione quando usava il rasoio per evitare di tagliarsi per la sorpresa.
Un ben noto fisico inglese disse una volta a Wolfgang Kòhler: «Nella nostra scienza le grandi scoperte si fanno in tre posti: in autobus, in bagno e a letto».
Il punto essenziale, qui, è che ci sono varie fasi di pensiero creativo: prima una fase di preparazione, in cui il problema viene elaborato in modo cosciente; poi un periodo di incubazione, senza alcuna concentrazione cosciente sul problema; e poi l’illuminazione, che è giustificata successivamente dalla logica.
Julian Jaynes, “Il crollo della mente bicamerale”, Adelphi pag. 65

Blocco creativo

Un creativo può soffrire In modo ricorrente di periodi nel quali è del tutto Incapace di produrre, a dispetto degli sforzi più disperati. È un interessante stato di malessere mentale. Può essere effetto di una depressione, ma può anche essere conseguenza del tentativo di iniziare prematuramente a lavorare su una nuova opera, prima che sia trascorso il tempo necessario richiesto dal processo di incubazione.
Per le persone fornite di un Super-lo potente (che li stimola in continuazione ad agire, e a darsi da fare), è spesso molto difficile rendersi conto di star facendo qualche cosa di utile negli stadi preliminari di una nuova opera, quando sognare ad occhi aperti, rimuginare continuamente delle idee, leggere, ascoltare, e sperare passivamente che le cose vadano bene, possono tutti essere modi ed elementi per portare alla luce la concezione non formulata. Come risultato si ha che tali persone fanno delle partenze false e tendono ad una perfezione prematura. Per esse è importante tener conto della verità (consapevolmente unilaterale) contenuta nella massima cinese: "Non c’è nulla che non possa essere ottenuto con l’inazione".

Come venivano le idee a Mozart


Il musicista Wolfgang Amadeus Mozart scriveva:
“Passeggiando in carrozza o dopo un buon pranzo i pensieri si affollano nella mia mente in modo quasi giocoso. Da dove arrivano? E come? Non lo so. 
Quando i pensieri musicali mi piacciono, li tengo a mente, li canticchio a bocca chiusa. Quando il mio tema è formato, ecco arrivare un’altra melodia che si concatena con la prima. L’opera nasce.
E’ allora che la mente afferra l’intera composizione, come un solo sguardo riesce ad abbracciare una bella ragazza.”
Mozart indica un modo singolare e individuale di ricombinare frasi musicali, elementi singoli in un tutto organico. Egli sembra avere un’idea globale e tutto il resto diventa una sorta di automatico bricolage della sua mente, come se questa lavorasse autonomamente e senza pressioni. Questo aspetto, che ovviamente non deve far passare in seconda linea il lungo lavoro e impegno che è alle spalle di ogni attività di tipo creativo, sembra far parte della capacità di generare elementi nuovi in modo quasi ludico, o di individuare delle valenze insolite in una realtà altrimenti già nota.
Oliviero A., “Esplorare la mente”, Raffaello Cortina Editore, pag. 80

I processi di pensiero di Einstein


Il pensiero scientifico non dipende da una folgorazione divina la soluzione imprevista di un problema, ma da un processo mentale di riorganizzazione dei dati già acquisiti. Gli studi recenti dimostrano che il pensiero scientifico non è qualche cosa di eccezionale, ma un insieme di strategie e fenomeni che si verificano nel cervello, i quali possono essere potenziati anche in quegli individui in cui non sono ancora pienamente realizzati.
Albert Einstein dette una testimonianza precisa e preziosa dei suoi processi di pensiero, rispondendo al matematico Jacques Hadamard che stava conducendo un’indagine sulla creatività dei matematici:
Caro collega,
qui di seguito cerco di rispondere brevemente alle vostre domande per quanto mi è possibile. Io stesso non sono soddisfatto di queste risposte e desidererei rispondere ad altre domande se credete che ciò possa avere qualche vantaggio per il lavoro interessante e difficile che avete intrapreso.
(A). 
Non sembra che le parole o il linguaggio, sia scritto che parlato, abbiano un qualche ruolo nel meccanismo del pensiero. Le entità psichiche che sembrano servire come elementi del pensiero sono certi segni e immagini più o meno chiare che possono essere riprodotte e combinate « volontariamente ».
Naturalmente c’è una certa connessione tra questi elementi e i concetti logici rilevanti. È chiaro pure che il desiderio di arrivare finalmente a dei concetti logicamente connessi è la base emotiva di questo gioco piuttosto vago con gli elementi summenzionati. Ma da un punto di vista psicologico, questo gioco combinatorio sembra essere la caratteristica essenziale del pensiero produttivo: prima c’è qualche connessione con la costruzione logica a parole o altri tipi di segni che possono essere comunicati ad altri.
(B). 
Nel mio caso gli elementi summenzionati sono del tipo visivo e qualcuno del tipo muscolare. Le parole convenzionali o altri segni devono essere ricercati con fatica solo in un secondo stadio, quando il suddetto gioco associativo è sufficientemente stabilizzato e può essere riprodotto a volontà.
Prima una forma di pensiero visivo e poi la traduzione dei suoi prodotti in parole o altri segni convenzionali (formule, equazioni, ecc.) per comunicare quei prodotti agli altri individui. Questo processo è ben delineato nell’Autobiografia di Einstein: « Per me non c’è dubbio che il nostro pensiero proceda in massima parte senza far uso di segni (parole), e anzi assai spesso inconsapevolmente ». I segni intervengono nella comunicazione: « Non è affatto necessario che un concetto sia connesso con un segno riproducibile e riconoscibile coi sensi (una parola); ma quando ciò accade, il pensiero diventa comunicabile ».
I processi di pensiero di Einstein furono un argomento centrale del libro di Wertheimer già ricordato a proposito di Gauss. Wertheimer era un intimo amico di Einstein: entrambi professori a Berlino, si trasferirono negli Stati Uniti durante il nazismo. Wertheimer si era basato, per spiegare il pensiero di un Gauss o di un Galileo, su un’analisi retrospettiva. Per il pensiero di Einstein attinse dalla testimonianza del suo stesso « produttore »: « Furono giorni meravigliosi quelli, cominciati nel 1916, in cui ebbi la fortuna di sedere assieme a Einstein per ore e ore, soli nel suo studio, e di udire da lui la storia del drammatico svolgimento di pensiero che culminò nella teoria della relatività. Nel corso di quelle lunghe discussioni feci a Einstein domande dettagliate riguardo gli eventi concreti del suo pensiero. Egli me li descrisse non in modo indeterminato, ma discutendo con me la genesi di ciascun problema».
Nella conversazione di Wertheimer con Einstein si ripresentano le affermazioni sul rapporto pensierolinguaggio (« Io penso assai di rado con le parole: prima ho un pensiero e solo in seguito posso cercare di esprimerlo a parole ») e sulla visualizzazione dei problemi («[.,.] durante tutti quegli anni ci fu la sensazione di una direzione, dell’andare direttamente verso qualcosa di concreto. Naturalmente è molto difficile esprimere a parole quella sensazione [... ] naturalmente dietro a una tale direzione c’è sempre qualcosa di logico, ma in me è sempre presente sotto forma di una specie di sguardo generale; in un certo senso, in modo visivo »).
L’interpretazione che Wertheimer dette del « pensiero che portò alla teoria della relatività » è stata di recente criticata per essere stata più una ricerca « forzata » per convalidare la teoria di Wertheimer stesso sul « pensiero produttivo » che una ricostruzione storica corretta. Wertheimer delineò il processo di pensiero di Einstein come una sequenza di ristrutturazioni concettuali fino alla introduzione di una nuova « visione » del problema determinata dal ruolo primario assunto da un elemento precedentemente secondario (la velocità della luce come costante). Esso sarebbe divenuto la chiave per riconsiderare in una nuova struttura concettuale (la teoria della relatività) tutti gli altri elementi della fisica classica (spazio, tempo, movimento, ecc.).
Mecacci L., “Identikit del cervello”, Laterza, pag. 115

Come venivano le idee a Einstein

La creatività umana può essere paragonata ad una macchina che produce ipotesi, scenari e soluzioni diverse in modo quasi casuale, anche al di fuori di una logica strutturata? 
Per affrontare questo argomento si può partire da una citazione di Albert Einstein: 
“Non ritengo che le parole o il linguaggio scritto o parlato abbiano alcun ruolo nel meccanismo del miopensiero. Le entità psichiche che sembrano servire da elementi sono piuttosto alcuni segni oimmagini che nella mia mente entrano in un gioco combinatorio di tipo visivo e a volte muscolare”. 
Quest’affermazione può sembrare provocatoria, ma indica un aspetto delle procedure mentali tutt’altro che insolito e che può essere comune a persone geniali ma anche a quanti, più semplicemente, possiedono l’abilità di manipolare i numeri in modo eccezionale. È questo il caso dei cosiddetti “calcolatori viventi”; persone che “vedono” i numeri, li materializzano, li trattano come oggetti, li rimescolano tra di loro attraverso strategie mentali che sono ben diverse rispetto a quelle comuni a tutti noi.